mercoledì 1 luglio 2009

Recensioni Carl Barat @ KIY 21 Giugno (TROUBLEZINE / THE WALWIAN / ROCK STATION)

TROUBLEZINE:

21.06.2009 Carl Barat @ Lanificio 159 (Keep It Yours), Roma

A cura di Lorenzo, 30 giugno 2009

Carl BaratUn’infatuazione che dura da anni, la possibilità di essere finalmente insieme per un’ora. Così potrebbe essere descritto l’incontro tra Carl Barat e i fan romani riunitisi in occasione della nuova serata a firma Keep It Yours, pronti ad innamorarsi di nuovo degli occhi blu dell’ex, probabilmente anche futuro, compagno di Pete Doherty nei Libertines. Come in ogni appuntamento che si rispetti l’oggetto del desiderio si fa attendere. Un’ora a soffrire, schiacciati sulle transenne e ancora nulla. Allo scoccare delle due ore e dei dodici rintocchi della mezzanotte finalmente appare sul palco il ciuffo di “Biggles”. Un tuffo al cuore per le più giovani in prima fila, che non riescono a trattenere le urla e anche qualche lacrima.

L’attesa è valsa la pena. In quello che ormai ha sostituito nell’armadio di Carl il caratteristico giacchetto militare rosso dell’epoca-Libertines, un elegante completo grigio a cui si accostano alla perfezione una sottile cravatta nera su camicia bianca e ciò che di più british si può calzare, un paio di chelsea boots, Barat imbraccia la chitarra acustica e si lancia in una breve esibizione da solista. 9 Lives e Ballad Of Grimaldi sono i due baci sulla guancia con cui l’ex leader dei Dirty Pretty Things saluta il pubblico. France e What A Waster quanto basta per far perdere la testa al pubblico del Lanificio 159.

Man mano che l’esibizione sale di intensità, raggiungono Carl Barat sul palco violino, violoncello, batteria e due ospiti d’eccezione: Anthony Rossomando, chitarra nei Dirty Pretty Things, e Drew McConnell, bassista dei Babyshambles, band capitanata dal personaggio che rappresenterebbe l’impossibile ciliegina sulla torta di una serata già ricca di emozioni, Pete Doherty. Durante Music When The Lights Go Out e The Man Who Would Be King la voce di Carl Barat si fonde e confonde con il coro del pubblico, mentre sulle note di Deadwood e Blood Thirsty Bastards il centro della sala comincia a muoversi. So Long e Monday Morning sono le due novità, Truth Begins il pezzo per congedarsi temporaneamente dal pubblico ormai in delirio.Carl Barat, Rossomando, McConnell

Se le prime due canzoni potevano essere i classici baci sulla guancia di saluto, le ultime quattro canzoni non possono essere altro che un amplesso lungo quindici minuti. In quale altro modo descrivere il rapido susseguirsi di Don’t Look Back Into The Sun, Can’t Stand Me Now, Time For Heroes e Bang Bang You’re Dead? Si tratta di pezzi che hanno segnato la storia del rock britannico degli ultimi dieci anni e come tali vengono accolti dal pubblico, che canta, poga, suda e applaude.

L’ultima club night Keep It Yours dell’anno si conclude con Carl Barat alla console e, ancora una volta, Can’t Stand Me Now. Una promessa per il futuro?

Foto by Rendez vous


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Deadwood live @ KIY / Carl Barat

In Walw-ian on Giugno 23, 2009 at 3:55 pm

Le rondini volano spaventate, confuse dal frastuono. La gente è quieta, la gente sorride. Roma si compone di muri screpolati di officine e autorimesse che per assurdi pretesti diventano contraltari di palchi. Sembra di avventurarsi in un bosco post-industriale.

Carl Barat si è esibito / E’ entrato molto in ritardo, ha iniziato con un set semiacustico / E’stato molto disponibile con il pubblico / Ha suonato pezzi della sua vecchia band / Ha ammiccato / Ha sudato / Il pubblico ha ballato / Il pubblico ha gongolato / Non è stato elogio della follia / E’ stato normalissimo / E’ stato naturale.

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Le rondini dopo lo show erano spaventate. Facevano brevi voli concentrici, una intorno alle altre, si posavano e venivano scosse dai bassi della musica dance. Un’altra ellisse, con veloce circospezione. Si posano. I maschi chiamano le femmine. Le femmine rassicurano i maschi. Brevi richiami. Io ci sono, tu ci sei? Il maschio si agita, la femmina lo sfiora in volo con le ali, emette un richiamo, un canto secco, breve. Ci sono, va tutto bene.

Sul palco, l’altra metà del duo. Rapporti di dipendenza, connessioni, bisogni e velleità. Primo pensiero. Costruzione del mito, semplicemente vivendo, lasciando che le cose raggiungano il loro picco. Secondo pensiero. Facciamo andare a rotoli tutto, perchè l’indiviualismo ritrovi soddisfazione. Terzo Pensiero. Lascia che l’alloro venga deposto sulla nostra vicenda. Quarto Pensiero. Non diventiamo patetici. Evitiamo pagliacciate. Evitiamo il melodramma. Viviamo.

Atto I, Interno Giorno. Un uomo giovane ed un uno ancora più giovane cincischiano con uova alla coque.

-Alcuni anni della mia vita sono stati davvero buoni…

-Poi cosa è accaduto?

-Ho capito di essere stato solo un vigliacco.

Il più giovane guarda il mentore, perplesso.

-Quando il mio nome è stato dimenticato, me ne sono preso uno nuovo.

(Carl Barat ha sempre mantenuto un distacco discreto & dignitoso dalla tentazione di accaparrarsi nomi e mostri di un regno che fu, ora disciolto)

/ come closer… / Fw >>


La star è pura percezione. Come il problema sicurezza

Atto II, Notte, in una grande stanza piena di libri. Una donna anziana, con in dosso un liso vestito da soubrette insegue qualcosa tra gli scaffali, sotto i mobili.

-Maledetto sorcio! Sorcio brutto! T’ho visto e ora ti prendo e t’ammazzo!

(squitti e rumore di zampette su legno marcio)

-I Need You, I Want Yoo… I want you just to forget myself!

(Qui è chiaramente esplicato il rapporto tra musicista-singolo in classifica, oppure tra pubblico e star.)

Atto III, nel quale Doretta, guarda il suo uomo tornato da due mesi dall’Afganistan settentrionale.

-Caro, oggi l’estate mi sorprese, giungendo sullo Starnbergersee Shopping Discount con un scroscio di pioggia.

(silenzio, pioggia, di fuori)

-Il nemico, io lo conosco, è rimasto dentro la mia testa. Il nemico, io mi conosco, è rimasto dentro la mia testa. Il nemico, io lo conosco, è rimasto dentro la mia testa. Il nemico, io lo conos…

-Ti prego, è già abbastanza crudele, questo mese. I tuoi compagni generano lillà dalla terra morta…

(Lui, senza smettere di fissare le sue scarpe, dalla poltrona)

-Mi dispiace, ma tra poco partirò ancora. Ma ti amo, dunque non starò via molto, un anno o due. Ci sono i fantasmi dei miei compagni che nella square mi ricordano la fine che avrei dovuto fare… Se mi lavo le mani, anche la memoria andrà via…

(Lui esita)

-…e tutto mi ritorna alla mente, non sei riuscita a farmi dimenticare, dunque, per te dovrei arrendermi?

(Canzoni come The Enemy, ancora, si riferiscono a contesti lontani e vagamente letterari, ma raccontano anche di psicosi tipiche delle età più moderne)

Atto IV, o Preludio alla Conclusione Tragica, Esterno, al crepuscolo. Dentro un fosso in aperta campagna, un uomo in smoking si accende l’ultima Gauloises. Parla allo scheletro di un aratro, a cui confessa tutta la sua preoccupazione.

-…e tutti questi sicofanti, e i vampiri, sai cosa sono, no? Bè per sfuggirgli sono rimasto sveglio per giorni, spero che nessuno mi senta. E sono scappato anche dagli zombie, dai loro occhi che mi perseguitavano, cerchiati di ombre vuote, come le tue ossa.

(scricchiolii)

-Questi bastardi assetati di sangue hanno i loro piani, ma io sono riuscito a scappare, al tuo contrario, e sono sicuro che ridano di te… Cosa hai fatto per fermarli? Che errore che hai commesso, per l’amor del Cielo, nel ritenerli soltanto frutto di superstizione e suggestioni della tua mente…

(ancora scricchiolii, lamenti)

-…credo che mi abbiano seguito fin qui. Ma a te cosa importa? Non si può morire due volte

(un fruscio, del trambusto, un urlo soffocato dallo spirare di un’anima. Silenzio)

(Che Barat parli della Crisi dei Mutui?)

E se lo spettacolo si condensasse inutile.

Atto V, o Conclusione o Cosa è accaduto, alla fin fine, in un locale di Roma Est? Esterno giorno. Un dandy, fa i suoi numeri con il bastone, mentre intrattiene una piccola folla di ragazzini working class. Alcuni di loro sono rasati, per via dei pidocchi. Il dandy continua a far volteggiare e volteggiare e volteggiare il bastone.

-E cosa mai vi aspettavate? Ditemelo, cosa vi aspettavate? Di entrarmi in testa, così che tutti possiate vedere quel che so?

(il giovane pubblico fa spallucce)

-Bang! Bang! E siete tutti prigionieri. Com’è facile dopo esser comandati, le chiacchiere ve le portate a casa e lì le lasciate. Io lo so bene, ma capisco che è diffile crederlo… ma…

(intona una canzoncina, una filastrocca, un bside garage rock)

-…io so tutto, e capisco che sia difficile da credere, ma la vita non è che un oscillare tra le menzogne e il l’ardimento. Tutto quel che dite, e che direte, non dirimerà la difficoltà della comprensione del fenomeno percui ogni mattina vi presentate alla mia porte e mi chiedere cosa ho sognato. E qualcuno di voi vuole o il mio di sogno, o la mia posizione. Ma oltre a saltellare al mio passaggio, cosa avete fatto delle votre vite? Ditemi l’ultima cosa che avete fatto?

(il giovane pubblico fa lo gnorri)

-Capisco anche il vostro smarrimento. Sono qui per darvi, è il nocciolo della questione, tanto gli strumenti pratici, quanto le motivazioni morali, per rendere la vostra vita più simile ad un’opera d’arte. In primo luogo, suggerisco di pensare che da un momento all’altro arrivi un folle e BANG BANG, YOU’RE DEAD in modo da aiutarvi a rompere ogni indugio sul farsi…

Luca

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ROCK STATION:

Carl Barat live @ Keep It Yours, Lanificio 159, Roma

di Davide Aragona

Suggestiva esibizione per Carl Barat (ex The Libertines e Dirty Pretty Things), che abbiamo seguito Domenica 21 Giugno 2009 al Lanificio di Roma, durante la terza tappa del suo tour italiano, accompagnato dal basso e contrabbasso di Drew McConnel (Babyshambles) e dalla seconda chitarra di Anthony Rossomando (ex Dirty Pretty Things).

Per chi ne ignorasse la figura, Barat è stato il co-fondatore, assieme all’ amico-nemico Peter Doherty, della storica band inglese The Libertines, che nel bienno 2002-2004 ha segnato un’ epoca nel rock Made in UK.

Carl propone nel suo repertorio qualche inedito (carriera solista o reunion con Pete? That is the question), un po’ dei suoi Dirty Pretty Things e, ovviamente, canzoni dei Libertines. Il concerto è via via un crescendo: in principio si presenta da solo, intonando pezzi in acustico, man mano entra in gioco il piacevole esperimento dei violini, per poi iniziare a fare davvero sul serio con gli innesti di McConnel e Rossomando; per quanto concerne il lato “tecnico” non abbiamo di fronte dei mostri sacri, ma dei grandi interpreti e trascinatori, quello sì.

Il pubblico romano, giunto numeroso, apprezza, canta a gran voce e si dà al pogo più sfrenato, come è possibile constatare nel video posto alla fine dell’ articolo.

Una grande serata di musica, che è riuscita a riprodurre in maniera ineccepibile le atmosfere che si respirano nei piccoli club d’ oltremanica, durante un concerto. Se poi sul palco ci si imbatte in qualcuno che il fatto suo lo sa veramente, allora il gioco è fatto.

Infine va tributato un encomio anche ai ragazzi che organizzano queste serate denominate Keep It Yours, che da un po’ di tempo a questa parte si danno da fare per portare band indie-rock, più o meno famose, nei locali della Capitale.

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