TROUBLEZINE:
21.06.2009 Carl Barat @ Lanificio 159 (Keep It Yours), Roma
Un’infatuazione che dura da anni, la possibilità di essere finalmente insieme per un’ora. Così potrebbe essere descritto l’incontro tra Carl Barat e i fan romani riunitisi in occasione della nuova serata a firma Keep It Yours, pronti ad innamorarsi di nuovo degli occhi blu dell’ex, probabilmente anche futuro, compagno di Pete Doherty nei Libertines. Come in ogni appuntamento che si rispetti l’oggetto del desiderio si fa attendere. Un’ora a soffrire, schiacciati sulle transenne e ancora nulla. Allo scoccare delle due ore e dei dodici rintocchi della mezzanotte finalmente appare sul palco il ciuffo di “Biggles”. Un tuffo al cuore per le più giovani in prima fila, che non riescono a trattenere le urla e anche qualche lacrima.
L’attesa è valsa la pena. In quello che ormai ha sostituito nell’armadio di Carl il caratteristico giacchetto militare rosso dell’epoca-Libertines, un elegante completo grigio a cui si accostano alla perfezione una sottile cravatta nera su camicia bianca e ciò che di più british si può calzare, un paio di chelsea boots, Barat imbraccia la chitarra acustica e si lancia in una breve esibizione da solista. 9 Lives e Ballad Of Grimaldi sono i due baci sulla guancia con cui l’ex leader dei Dirty Pretty Things saluta il pubblico. France e What A Waster quanto basta per far perdere la testa al pubblico del Lanificio 159.
Man mano che l’esibizione sale di intensità, raggiungono Carl Barat sul palco violino, violoncello, batteria e due ospiti d’eccezione: Anthony Rossomando, chitarra nei Dirty Pretty Things, e Drew McConnell, bassista dei Babyshambles, band capitanata dal personaggio che rappresenterebbe l’impossibile ciliegina sulla torta di una serata già ricca di emozioni, Pete Doherty. Durante Music When The Lights Go Out e The Man Who Would Be King la voce di Carl Barat si fonde e confonde con il coro del pubblico, mentre sulle note di Deadwood e Blood Thirsty Bastards il centro della sala comincia a muoversi. So Long e Monday Morning sono le due novità, Truth Begins il pezzo per congedarsi temporaneamente dal pubblico ormai in delirio.
Se le prime due canzoni potevano essere i classici baci sulla guancia di saluto, le ultime quattro canzoni non possono essere altro che un amplesso lungo quindici minuti. In quale altro modo descrivere il rapido susseguirsi di Don’t Look Back Into The Sun, Can’t Stand Me Now, Time For Heroes e Bang Bang You’re Dead? Si tratta di pezzi che hanno segnato la storia del rock britannico degli ultimi dieci anni e come tali vengono accolti dal pubblico, che canta, poga, suda e applaude.
L’ultima club night Keep It Yours dell’anno si conclude con Carl Barat alla console e, ancora una volta, Can’t Stand Me Now. Una promessa per il futuro?
Foto by Rendez vous
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ROCK STATION:
Carl Barat live @ Keep It Yours, Lanificio 159, Roma
di Davide Aragona
Suggestiva esibizione per Carl Barat (ex The Libertines e Dirty Pretty Things), che abbiamo seguito Domenica 21 Giugno 2009 al Lanificio di Roma, durante la terza tappa del suo tour italiano, accompagnato dal basso e contrabbasso di Drew McConnel (Babyshambles) e dalla seconda chitarra di Anthony Rossomando (ex Dirty Pretty Things).
Per chi ne ignorasse la figura, Barat è stato il co-fondatore, assieme all’ amico-nemico Peter Doherty, della storica band inglese The Libertines, che nel bienno 2002-2004 ha segnato un’ epoca nel rock Made in UK.
Carl propone nel suo repertorio qualche inedito (carriera solista o reunion con Pete? That is the question), un po’ dei suoi Dirty Pretty Things e, ovviamente, canzoni dei Libertines. Il concerto è via via un crescendo: in principio si presenta da solo, intonando pezzi in acustico, man mano entra in gioco il piacevole esperimento dei violini, per poi iniziare a fare davvero sul serio con gli innesti di McConnel e Rossomando; per quanto concerne il lato “tecnico” non abbiamo di fronte dei mostri sacri, ma dei grandi interpreti e trascinatori, quello sì.
Il pubblico romano, giunto numeroso, apprezza, canta a gran voce e si dà al pogo più sfrenato, come è possibile constatare nel video posto alla fine dell’ articolo.
Una grande serata di musica, che è riuscita a riprodurre in maniera ineccepibile le atmosfere che si respirano nei piccoli club d’ oltremanica, durante un concerto. Se poi sul palco ci si imbatte in qualcuno che il fatto suo lo sa veramente, allora il gioco è fatto.
Infine va tributato un encomio anche ai ragazzi che organizzano queste serate denominate Keep It Yours, che da un po’ di tempo a questa parte si danno da fare per portare band indie-rock, più o meno famose, nei locali della Capitale.
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